Gay & Bisex
LUI MI SCOPAVA E LA MAMMA GUARDAVA
di RedTales
27.12.2024 |
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"Un attimo dopo con il condom in mano e quasi con ostentazione mi fece vedere quanto aveva prodotto complimentandosi perfino con il suo pene..."
Un’altra storia riscritta attingendo dal mio diario. Anche questa di parecchi anni fa. Siamo nel giugno del 2015.Era una di quelle giornate in cui la voglia la faceva da padrone e, dopo due telefonate infruttuose ai vecchi amanti, decisi di provare a ritornare in un posto dove mi avevano portato una volta alcuni anni prima.
Una volta arrivato, dopo aver faticato a ritrovare l’esatta ubicazione, notai con gioia che c’erano cinque macchine parcheggiate e quindi. c’era speranza. Purtroppo, dopo oltre un’ora di vagabondaggio, non avevo incontrato anima viva. Scoraggiato decisi di rientrare ma, proprio mentre percorrevo la strada sterrata che mi portava alla macchina vidi arrivare un trattore. Veniva verso di me e così mi spostai sull’erba per farlo passare ma questo, una volta giunto al mio fianco si fermò.
“Saluti! Deserto? Non si batte un chiodo?” mi disse quasi allegramente l’uomo che guidava.
Rimasi stupito dalla sua cordialità e risposi che non avevo incontrato nessuno: “mentre passeggiavo.”
“Passeggiata? Qui?” rispose con un sorrisetto e proseguì: “qui si viene per altro.”
Non risposi e lui, dopo aver atteso qualche istante riprese: “nuovo del posto? Io abito vicino e ci vengo spesso. Sai, qui si trova” non finì la frase ma appoggiò la mano sul pacco in modo inequivocabile.
Pensai che non fosse lì per lavoro ma che, come me, era alla ricerca di divertimento e, immediatamente, feci altrettanto accarezzandomi proprio lì.
“Ah! Ecco, volevo ben dire che non si viene qui per passeggiare. Io ci vengo solo per scopare. Oggi ho finito prima e sono passato a vedere se trovavo qualcosa” mi confidò in modo disinvolto concludendo con un: “ma non c’è nessuno?”
“Io non ho incontrato nessuno.”
“Sei appena arrivato?”
“No, è un’ora che giro.”
“Ostia! Neanche verso il boschetto?”
“Quello?” precisai indicandolo con la mano.
“Sì”
“No, niente.”
“E tu cerchi per fare o per prenderlo?” mi chiese in maniera esplicita.
Feci un attimo di pausa e risposi: “la seconda.”
“Bene! E cosa fai?”
“Mah! Un po’ tutto.”
“Una pompa?”
“Sì.”
“In culo?”
“Dipende… Dipende da come va.”
A quel punto si tolse il cappellino e scese dal mezzo e: “bene, bene. Ti va?”
Lo guardai bene. Aveva più o meno la mie età. Folti capelli neri spettinati e barba incolta di alcuni giorni. Bel fisico anche se la pancia era un po’ abbondante.
“Sì.”
“Va bene, dai. O ci mettiamo là” e indicò con il braccio: “o, se vuoi, andiamo a casa mia. È qui vicino, così stiamo anche tranquilli.”
Accettai la seconda proposta e mi chiese di seguirlo perché: “meglio non lasciare la macchina qui, non si sa mai se fanno qualche scherzo.”
Dieci minuti dopo mi trovai davanti ad una classica casa di campagna immersa nel verde. Mi fece parcheggiare nel vasto cortile ed entrammo.
Una volta dentro ci accolse un’anziana signora: “finito presto oggi?”
“Sì, noi andiamo su.”
Rimasi quasi sconcertato dalla naturalezza del dialogo che proseguì.
“Poi ti fermi a pranzo?”
“Sì, sì.”
Lo seguii salutando di sfuggita la signora e, salite le scale, mi portò in una camera. Senza perdere tempo si abbassò i pantaloni e si sedette sul letto allungandosi sulla schiena: “eccolo, ti piace? Dai, fammelo crescere che poi te lo do.”
Mi inginocchiai davanti all’oggetto del mio desiderio mentre lui allargò le gambe e mi piegai in avanti iniziando a curare con mani e bocca quel bel pisello. Profumava di maschio e di sudore e quel mix di odori che mi riempiva le narici mi sembrò una bella fragranza. Ovviamente era normale che fosse così perché quell’uomo aveva appena terminato una mattina di faticoso lavoro, non come me che che, dopo una bella doccia, avevo solo guidato e fatto una passeggiata tra i campi. Perciò mi sembrò normale, vista la folta foresta, ritrovi pure qualche ricciolo sulla lingua.
Comunque capii subito che aveva voglia perché ci misi davvero poco a sentirlo crescere e, dopo una succhiata davvero rapida, me lo trovai tra le labbra dritto e duro come un palo.
Proprio mentre pensavo che non era niente male rimasi totalmente spiazzato dalla voce che giunse dalla porta: “stamattina sei riuscito a passare in Posta?”
Mentre lui rimase fermo e tranquillo, probabilmente vedendo arrivare la signora di prima, io ebbi quasi un “colpo” per la sorpresa e mi staccai immediatamente.
“Dai! Proprio adesso devi venire qui! Sì, sì, sono passato.”
“Scusa, scusa, mica ti ho dato fuoco” replicò andandosene.
Mi girai di nuovo verso di lui guardandolo sbigottito per un attimo perché, nuovamente dalle mie spalle, sentii: “vanno bene spaghetti?”
“Sì, ma dai! Vedi no che stiamo facendo” replicò con voce seccata.
“Sì, sì, mica te lo mangio. Adesso continuate, no.”
“Scusa, mia mamma è sempre una rompipalle. Però, sei bravo” aggiunse mentre io ero ancora lì, incredulo e sconcertato e incapace di replicare.
“Ma?”
“No, non torna più… Dai, che adesso facciamo bene. Ti metti qui sul letto?”
Ancora stordito mi abbassai i pantaloni sistemandomi sul letto: “così’ va bene?”
“Cazzo! Sei depilato. Che figo! Proprio un bel culo. Aspetta che metto il coso…”
Girai la testa e lo vidi armeggiare con il preservativo.
“Sai, non ti conosco ed è meglio metterlo. È anche lubrificato. Come sei lì? Sei aperto?”
Credo che risposi due o tre volte si prima che di vederlo sistemato in piedi dietro e di sentirlo entrare.
“Cazzo! Una passeggiata. Sì, sei largo. Direi accogliente. Che culo averti incontrato… Culo in tutti i sensi” e rise della sua battuta.
Iniziò a scoparmi continuando a parlare spaziando dal “che bello, ti sento, ti piace, gran culo, avevo proprio voglia, dai, stringi le gambe,” fino a dei: “tra poco vengo, ecco, fermo così, lo so, sono veloce ma ho voglia, arriva arriva, dai, dai, dai.”
Non ci mise molto e riempì il sacchettino e, soddisfatto, uscì. Un attimo dopo con il condom in mano e quasi con ostentazione mi fece vedere quanto aveva prodotto complimentandosi perfino con il suo pene.
Dai, rivestiti che si mangia. Ti fermi anche tu, vero?
Ricomponendomi provai a declinare l’invito ma insistette e accettai.
Prima di scendere provai a chiedergli cosa avrebbe detto sua madre di noi.
“Che vuoi che dica. Abbiamo scopato, mica rubato?”
La logica non faceva una piega ma raggiunsi ugualmente la cucina con grande imbarazzo. Nella stanza trovai già seduto un altro uomo: “mio papà Luciano”.
Mi sembra che buttai lì’ un: “piacere.”
“Avete fatto presto. Non è ancora pronto. Almeno cinque, dieci minuti. Ti sei lavato le mani?”
“Sì, sì” rispose anche se non era vero.
Quindi, rivolta a me: “vuoi andare in bagno? Franco, mostragli dov’è.”
Mi ci portò e, mentre mi lavai le mani lui scaricò una lunga pisciata: “Ah! Mi serviva proprio.”
Ritornammo e poco dopo la pasta fu in tavola.
La signora si dimostrò molto loquace ed anche molto curiosa nei miei confronti chiedendomi da dove venivo, cosa facessi ma tenendosi abbastanza sul generico.
Inutile dire che, almeno per me, fu piuttosto difficile, non solo sostenere la conversazione, ma anche il semplice restare lì e la situazione divenne perfino critica quando Franco mi disse: “prima dell’una e mezza non torno a lavorare così, se ti va, ce ne facciamo un’altra. E questa volta vedrai che ti accontento. La seconda mi viene sempre meglio.”
Non risposi notando però che i suoi genitori nemmeno si curarono della cosa, anzi la signora mi disse che era stata contenta di avermi lì con loro.
Dopo la pasta portò in tavola altre cose che assaggiai più per cortesia che per voglia o fame e, alla fine preparò i caffè per tutti.
Il padre, più vicino agli ottanta che ai settanta si dimostrò silenzioso e, una volta finito, andò a sedersi davanti alla televisione e, mentre la signora iniziò a sparecchiare, Franco mi chiese se mi andava di: “andiamo a fare un’altra scopata? Stavolta faccio piano e te lo faccio sentire meglio. Almeno dieci minuti. Che dici?”
Ormai ero lì e accettai e ritornammo di sopra.
Incredibilmente lui, lasciando anche questa volta la porta spalancata, gridò alla madre: “noi siamo in camera. Si può stare in pace per dieci minuti? Non è che adesso torni?”
Da sotto la risposta fu: “fate, fate, non vengo. Fate con calma. Lavo e poi guardo la TV.”
Il tutto mi sembrò paradossale ma ero lì e mi preparai, più spiritualmente che fisicamente, alla seconda scopata.
Stavolta propose subito: “visto che c’è tempo ci mettiamo nudi. Mi piace di più nudi. Ti va? Io mi spoglio sempre quando posso.”
Iniziò a togliersi i vestiti e lo feci pure io e con un certo piacere per potermi mostrare. Quando mi guardò commentò con entusiasmo il mio aspetto fisico ripetendo che gli piacevo molto perché ero completamente depilato. Fu così contento che mi accarezzò un po’ dappertutto sottolineando che: “sai che non tocco mai chi mi scopo? Glielo metto solo in culo. Del resto non mi interessa. Ma tu sei così’ liscio e morbido e poi senza peli. Sai che mi piaci proprio? Mi tira già.”
Effettivamente era vero e, probabilmente prendendolo alla sprovvista, mi accucciai davanti e iniziai a gustarmi il cazzo. Mi lasciò fare restando in silenzio fin quando non mi volle messo a pecora sul letto per scoparmi.
Anche questa volta usò il condom e, a conferma di quanto aveva detto, si dimostrò davvero un ottimo amante: resistente, esperto, piacevolmente coinvolgente a parole e con una buona dotazione.
Andò avanti a lungo almeno un quarto d’ora, senza mai fermarsi poi mi avvisò che: “manca poco, ancora un po’ di colpi e vengo.”
E fu allora che gli proposi di: “vuoi venirmi in bocca?”
Si fermò di colpo, quasi spiazzato, ripetendo: “vuoi che ti venga in bocca?”
“Se ti fa piacere.”
Accettò. Mi girai sedendomi sul letto e lui mi si avvicinò trovandosi perfettamente alla giusta altezza. Iniziai a leccarlo, gustando i suoi sapori anche se sentivo un vago sapore plasticoso, fin quando, sentendolo fremere ad ogni passata di lingua, ormai certo che stava per arrivare, me lo infilai tutto in bocca. Iniziai a succhiarlo con entusiasmo e, tra un sospiro, un gemito ed espressioni di piacere mi riempì la bocca. Gli piacque davvero tanto al punto che provò perfino a sfilarsi per il troppo gusto ma si fermò subito e potei continuare ad assaporarlo. Continuai a sentirlo scuotere e tremare e si mise perfino ad accarezzarmi i capelli. Mi lasciò continuare finché ne fu sazio. Che dire, trovai un sapore pieno e deciso anche se con una punta di acido, ma attorniato da una, almeno per me, piacevolissima fragranza di sesso di maschio.
Quando staccai la bocca, vedendo che il palo era lucido ed ancora ritto, alzai gli occhi per cercare il suo sguardo che non trovai ma lo vidi davvero soddisfatto.
Fu un attimo perché proprio allora, alle mie spalle, comparve di nuovo la voce della madre: “stavolta ti ha cucinato per bene. Si capiva che era uno giusto.”
In una frazione di secondo girai di scatto la testa verso l’inattesa presenza e persi perfino l’equilibrio ritrovandomi seduto per terra.
La guardai con il viso sconvolto mentre lei con un atteggiamento materno si preoccupò per la mia caduta: “tutto bene?”
Franco fu capace di dire solo: “ah! Sei già qui” prima che la signora continuasse: “scusate, non volevo disturbare. Ho aspettato che finiste. È proprio bravo! Si vede che ci mette passione. Me lo ha fatto morire.” Poi, continuando rivolta al figlio: “ti è piaciuto tanto, vero? Eri lì in bambola. Non so cosa ti faceva ma deve avere una bocca.”
Nel silenzio proseguì: “ma l’ha buttata tutta giù? Che bravo. Sa che è proprio bravo. Spero di vederla ancora. Si capisce che a Franco è piaciuto tanto” e poi, senza aggiungere altro proseguì lungo il corridoio.
Ritornò un secondo dopo: “e complimenti per il corpo. Proprio come quello di una donna. Complimenti. Proprio un bel corpo.”
Quindi se ne andò.
Girai la testa verso Franco.
“Mamme! Che ci vuoi fare, è sempre stata così. Per fare in pace devo fare fuori casa.”
Ci vestimmo, io praticamente in silenzio, lui non smettendo più di parlare di come era andata e di come lo avevo fatto contento e di come: “anche a mamma sei piaciuto. Quello che ti ha detto non lo ha mai detto prima.”
Mi accompagnò alla macchina e, stavolta quasi timidamente, mi chiese se ci saremmo visti ancora e al mio: “adesso non so, sai, sono ancora sconvolto per tua madre” provò a giustificarla ed infine mi chiese: “se vuoi mi lasci il telefonino. Non sei vicinissimo ma se ti va di venire da queste parti.”
Glielo diedi e ritornai a casa. Pensai e ripensai a quanto successo al punto che scrissi e modificai diverse volte il diario perché non trovai le parole giuste per descrivere le sensazioni provate. Non il piacere per il sesso ma lo stupore per quella presenza. quasi inquietante.
Mi chiamò dopo qualche giorno proponendomi di andare da lui ma declinai l’invito. Ci riprovò dopo una settimana ma non gli risposi. Provò ancora una volta ma lasciai squillare.
Lo chiamai io dopo un mese, dopo aver metabolizzato quanto accaduto e dopo aver messo a fuoco, a palle ferme, che l’esperienza mi era… piaciuta. A parte la brusca sorpresa mal digerita, l’idea di quella donna intenta a spiarci e noi, come in vetrina, ad esibirci aveva cominciato ad eccitarmi. Sì, la cosa mi era sembrata elettrizzante e così lo richiamai.
Lo frequentai per diversi mesi, anche se sporadicamente e sempre a casa sua e sempre in camera e con la porta aperta e, tutte le volte, o in piedi o addirittura seduta su una seggiola, ci fu la presenza di una spettatrice. Guardò, guardò tanto e non fece altro ma, alla fine, commentò, commentò sempre e a lungo.
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